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È ora dell’e-book ma che tablet devo comprarmi?

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di Bruno Ruffilli

Sono di solito poco avvezzi all’hi-tech, gli appassionati di libri. Capaci magari di riconoscere la cara tal profumo, la casa editrice dall’impaginazione, ma non di districarsi con le configurazioni wireless e il touchscreen a infrarossi.
E però gli e-book si acquistano su internet, si pagano con carta di credito, si copiano dal pc, si scaricano usando il hi-fi. Sono custoditi in biblioteche misurate in Gigabyte (GB) e si leggono su schermi a tecnologia e-ink (inchiostro elettonico). Il lessico della letteratura in bit è simile a quello dell’informatica, perché in fondo un lettore di e-book è un piccolo pc, specializzato in una o due funzioni. Innanzi tutto riprodurre i testi, in qualche caso anche suonare musica, visualizzare immagini o navigare sul web. Oltre, pare più legittimo chiamarlo tablet: quello più diffuso, l’iPad, va bene anche per i libri (soprattutto l’ultimo modello con Retina display), ma perde nel confronto con un lettore di e-book per peso, dimensioni, durata della batteria.

Quasi tutti gli e-reader pesano tra i 150 e i 250 grammi, stanno in tasca, si ricaricano al massimo una volta al mese. Anche l’aspetto esteriore è abbastanza simile: una tavoletta di plastica con uno schermo, di solito da 6 pollici. Proprio come i libri di carta, i modelli e-ink si leggono perfettamente in pieno sole e hanno bisogno di una fonte di luce al buio; arriveranno entro la fine dell’anno quelli con illuminazione interna. Con gli e-book è possibile cambiare il tipo e il corpo del carattere, un vantaggio per chi ha problemi di vista (e alcuni hanno anche un sintetizzatore vocale, che legge il testo scritto con una voce sintetizzata).
Lo stesso volume, se reimpaginato, può passare da 300 pagine a 600, così per sottolineare un passaggio bisogna affidarsi ai segnalibri virtuali: sconsigliabile armeggiare con pulsanti e cursori, meglio un display touchscreen, magari con pennino. Alcuni modelli permettono di condividere frasi e citazioni su Facebook e Twitter, molti includono un dizionario, ma tra le lingue disponibili non sempre è compreso l’italiano. Leggi il resto di questa voce

Primavera digitale: il Salone Internazionale del Libro di Torino 2012 tra incertezze e nuove prospettive

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di Giorgio Trasarti

“Primavera Digitale”: questo il tema del Salone Internazionale del Libro di Torino 2012. L’ascesa dell’e-book nel mercato editoriale è stata il centro di gran parte degli incontri in programma e delle discussioni private, quale fonte di nuove e interessanti opportunità, ma anche, e soprattutto, spauracchio incontrollabile, con problemi gestionali che fanno ancora navigare le case editrici, comprese le grandi, nell’incertezza.

Se è vero che il mercato dell’e-book è in grande ascesa anche in Italia, lo testimonia la presenza di stand dedicati esclusivamente a esso e, per la prima volta, di Amazon, è anche vero che diversi studi presentati durante le cinque giornate dimostrano che le preoccupazioni per gli editori dovrebbero scaturire da motivi ben diversi. La ricerca, presentata nella sala Book to the future, esclusivamente dedicata al dibattito sul digitale, da Nicola Cavalli (NuMediaBios) e Paolo Verri (Blonk), dimostra che si dovrebbe parlare di e-book più in termini di opportunità che di nemico dell’editoria tradizionale. Attraverso un questionario on-line diffuso sui social network, la ricerca ha evidenziato una serie di aspetti del mercato librario digitale: i lettori forti dell’e-book sono maschi del Nord Italia, giovani ma non giovanissimi; il 78% di loro ha un livello di istruzione medio-alto e compra in media più di 15 libri l’anno, anche se poi comprano più di quanto leggano. I lettori forti di e-book sono inoltre quelli disposti a pagare un prezzo più alto per acquistarli, anche pari a quello del formato cartaceo. La familiarità è, dunque, il parametro che determina la disponibilità alla maggiore spesa per il libro elettronico. I dati dimostrerebbero anche come non vi sia (e probabilmente non ci sarà) sostituzione del cartaceo, ma un sostanziale parallelismo fra i diversi formati del libro. I luoghi deputati all’acquisto dell’e-book sono ovviamente gli store on-line come ibs, iBook e il gigante Amazon, che detiene pressoché il monopolio mondiale.

Anche i social network hanno un ruolo fondamentale nella pubblicizzazione, nella diffusione del formato digitale dei libri e nella scoperta di nuovi autori, aiutano a scremare il numero eccesivo di contenuti e alle case editrici di costruirsi un pubblico e una credibilità. Anche lo stesso questionario rivolto a un numero significativo di persone a titolo gratuito dimostra l’efficacia dei social network e della rete nella diffusione di contenuti. Tutto ciò che si è potuto osservare dal mercato dell’e-book finora sfata, dunque, le paure di editori e librai con dati piuttosto positivi.

Le preoccupazioni dovrebbero allora provenire essenzialmente dalla pirateria, fenomeno prettamente maschile (ma si deve tener conto che i veri lettori forti in Italia sono le donne) e dal vero male che affligge da sempre l’editoria italiana: la mancanza di lettori. Il calo di questi ultimi è sempre più evidente e la questione fondamentale diventa a questo punto per gli editori come riuscire a togliere tempo a Facebook e/o ai videogiochi presso gli adolescenti e i ventenni (che fanno un utilizzo della rete più “sociale” che per la fruizione di contenuti) per soppiantarlo con tempo dedicato alla lettura di un (si spera buon) romanzo. In questo senso l’e-book può far guadagnare spazio alla lettura, ma al momento si può solo ipotizzare tutto ciò come evoluzione futura. Ferma restando questa piaga apparentemente incurabile, il compito degli editori è allora quello di reinventarsi e reinventare la propria offerta, finché si può parlare ancora di “primavera” digitale.